Pope Benedict  XVI: "Without Sunday we cannot live"
Sundaykeeping promoted as the antidote for the empty freedom of Western individualism.



Angelus, June 26, 2011, the feast of Corpus Christi, delivered by Pope Benedict in Italian:
In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47). Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo.

E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: “Sine Dominico non possumus” – senza il “Dominicum”, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.

The Vatican's English translation:

In an ever more individualistic culture, such as the one in which we are immersed in western society and which tends to spread throughout the world, the Eucharist constitutes a sort of “antidote” that works in the minds and hearts of believers and continually sows in them the logic of communion, service and sharing, in short, the logic of the Gospel. The first Christians in Jerusalem were a visible sign of this new lifestyle, because they lived in brotherhood and shared their possessions so that no one was in need (cf. Acts 2:42-47). What does all this derive from? From the Eucharist, that is, from the Risen Christ, really present in the midst of his disciples and acting with the power of the Holy Spirit.

And also in the following generations, in spite of human limitations and errors, the Church has continued down the centuries to be a force of communion in the world. Let us think especially of the most difficult and trying periods, for example, of what the possibility of gathering together at Sunday Mass meant to countries subjected to totalitarian regimes! As the ancient martyrs of Abitene said: “Sine Dominico non possumus” — without “Dominicum” [Sunday], that is, without the Sunday Eucharist we cannot live. But the void produced by false freedom can be equally dangerous, then communion with the Body of Christ is a medicine for the mind and the will, to rediscover the taste for the truth and the common good.



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